Bissau - 28/04/2012

Bissau, 28 aprile 2012

Carissimi amici,

vi scrivo di nuovo a circa due settimane dal colpo di stato del 12 aprile. Vi ringrazio anzitutto per la vostra vicinanza, amicizia e preghiera, manifestata in tanti modi. È una forza grande in questi momenti di sofferenza. Molti avvenimenti hanno segnato questi giorni. La nostra radio è stata chiusa, poi riaperta dopo 2 giorni e poi subito richiusa perché abbiamo denunciato il golpe e dato voce a chi era contrario. Ma dopo 24 ore siamo stati chiamati dal Comando militare, e alla presenza di tutti i “capi” ci hanno detto che potevamo riaprire, facendoci alcune raccomandazioni, alcune delle quali abbiamo rifiutato e costretto a cambiare. Questo mi ha dato ancora una volta un segno di quanto sia delicato e importante questo servizio: far tacere le Radio è stato uno degli errori più gravi dei militari, perché hanno creato panico tra la gente (in migliaia sono scappati da Bissau) e dato una pessima immagine a livello internazionale; nello stesso tempo abbiamo sentito quanto sia delicato questo servizio, perché in questi giorni bastava poco per far scattare allarmismi, panico o addirittura reazioni violente. Abbiamo cercato di dar voce alla gente, ai suoi problemi (ospedali senza medicine e alimenti, scuole e servizi sociali chiuse, sfruttamento da parte di alcuni commercianti per comprare il cajú a prezzi bassissimi – il cajú è la base dell’economia nazionale e l’unica entrata economica per la maggioranza delle famiglie), e al desiderio di democrazia. Al punto che un accordo di transizione, che prevedeva la dissoluzione del Parlamento e un governo autonominato per due anni, è stato prima firmato tra alcuni partiti e i militari, ma poi è stato annullato, proprio per la pressione interna della societá civile e per quella esterna della comunitá internazionale. Per me, pur nella negativitá della situazione, questo è un segno di speranza, su cui lavorare nei prossimi tempi: anni fa non sarebbe successo, e nella societá crescono forze nuove che vogliono una Guinea diversa, e ora hanno la forza di farsi valere; anche se è ancora un piccolo segno e la strada da fare è moltissima per creare una coscienza del servire il bene comune.

Vorrei comunicarvi altri segni belli: la nostra gente ha pregato molto, e pur nel timore di uscire alla sera, in queste settimane la chiesa era piena ogni giorno per la preghiera del Rosario e la Messa.

Una figura che si è distinta, pur con discrezione, è il vescovo di Bissau, mons. Camnate Na Bissign. Già prima del Golpe guidava  una Commissione nominata dal Presidente della Repubblica interino per mediare la difficile situazione politico militare creatasi dopo il primo voto per le Presidenziali. Dopo il Golpe ha dedicato ogni sforzo per dialogare con i militari, i politici e chi si era nascosto per timore di essere ucciso o arrestato. Ho la fortuna di vivere vicino a lui; l’ho ammirato per lo sforzo continuo, la determinazione anche di fronte a tante delusioni e inganni; ho colto tanta sofferenza e angoscia per la gente e il futuro della nazione. È un vero pastore che dá la vita per le sue pecore e che ricerca quelle che si perdono. E con lui ho condiviso l’annuncio della liberazione del Presidente della Repubblica e del primo ministro, che erano stati arrestati la sera del golpe. La sera del 27 aprile sono stati trasportati in Costa d’Avorio, in attesa che in Guinea ci siano le condizioni di sicurezza anche per loro.

Un altro segno bello è stato il ruolo degli Stati vicini (CEDEAO: gli stati dell’Africa occidentale). Pur nell’ambiguitá della politica e dei giochi di potere, hanno fatto pressione e preso decisioni forti per non far passare l’accordo che scioglieva il Parlamento. Un segno che ora c’è una collaborazione all’interno dell’Africa, e che gli africani possono affrontare i propri problemi senza dipendere solo dall’Occidente.

Purtroppo la situazione della gente resta difficile: niente stipendi a fine mese per gli statali, prezzi alle stelle, difficoltà a vendere i propri prodotti, servizi pubblici bloccati,e tanto timore. Quando ne usciremo? Cosa fare per aiutare la gente, i piú deboli che giá erano allo stremo prima di questi fatti? Sono domande che tornano continuamente nella mia mente e nel cuore ci chi ha scelto di restare e dare la vita per questo popolo.

Potete seguire le notizie sul sito www.misna.org (riprese poi sul nostro sito appena rinnovato www.africapadredavide.it )che è sempre in contatto con noi sul posto.

Vi chiedo di pregare per noi, per la gente, per chi ha in mano la situazione.

Io personalmente sto bene e non corriamo nessun pericolo.

Vi mando un caro saluto con tanto affetto

Con riconoscenza

P.Davide

 

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