Mansoa - Maggio 2002

Mansoa, maggio 2002

Carissimi amici,
dal gran caldo del maggio guineense vi giunga il mio saluto, con tantissima amicizia e riconoscenza. Queste lettere circolari peccano per non essere personali, ma spero che mi sentiate vicino ugualmente: quando mi racconto e vi rendo partecipi della vita della mia gente è come se lo facessi con ciascuno di voi. E poi resta sempre la corrispondenza personale: elettronica o manuale, potete farvi sentire, e io coi tempi un po’ lenti dovuti alle molte attività sempre farò avere una risposta.
Nell’ultima lettera vi parlavo del possibile inizio dei lavori per la costruzione del Centro parrocchiale s. José. I lavori sono iniziati a metà febbraio e sono a buon punto: la parte in muratura è quasi terminata, e si spera che per fine giugno si possa già essere pronti. E’ un edificio spazioso con un salone grande (18 x 8 m) e tre sale. In questo modo avremo spazi sufficienti per incontri, catechesi, corsi … Il salone è l’unico del genere in tutta la regione e servirà sia per le attività parrocchiali, che per altri organismi, gruppi e associazioni che trovano sempre grande difficoltà per organizzare incontri di una certa entità per mancanza di locali. E’ nel nostro stile quello di fare attività o strutture aperte alla società, alle altre religioni, ai gruppi. In questo tempo il salone servirà come chiesa provvisoria.
E già che ho nominato la chiesa, vi aggiorno sulla situazione: innanzi tutto si è fatto un forte lavoro di sensibilizzazione tra la comunità cristiana, perché collaborasse nello sforzo di avere il proprio luogo per incontrarsi con il Signore. Ciò che abbiamo ereditato in effetti è una mentalità di dipendenza: anticamente i cristiani ricevevano aiuti e benefici dalla missione (vestiti, medicine, cibo …), e quindi l’andare in chiesa era anche un vantaggio: questo non significa che tutti ci andavano per quello, ma l’idea di molti era che i missionari avevano soldi e dovevano aiutare innanzi tutto i cristiani. Questo sistema è cambiato, ma la mentalità cambia più lentamente. Un giorno, avendo parlato della Chiesa come famiglia, dove ognuno deve dare il suo contributo, anche economico, un adulto disse: “E’ vero, ma il cambiamento non è facile: prima chi andava in chiesa aveva vantaggi, poi i vantaggi sono finiti, ora dobbiamo anche dare del nostro: dovete aiutarci e insistere per creare una comunità che si senta responsabile anche del fattore economico”. In questi mesi un buon gruppo di laici si è dato da fare, e ora mensilmente le famiglie pagano la quota prefissata, e i nomi (dividi tra chi ha dato e chi no) sono incollati in fondo alla “chiesa” (= baracca): metodo duro, ma efficacie, perché voluto da loro. La situazione economica è difficile, in questi giorni sono iniziati scioperi generali dei funzionari pubblici che non ricevono i magrissimi stipendi da 3-5 mesi: eppure questa è la strada, senza corresponsabilità costruiremmo una chiesa “straniera”.
Grazie a quest’impegno della comunità (irrilevante economicamente, ma grande nella fede) si può guardare avanti con fiducia. Ora il progetto (fatto gratuitamente da un architetto veneto) è pronto, e l’impresa costruttrice ha già fatto la sua proposta. Confido nella Provvidenza perché lavori in ciascuno di voi, così che si riesca a raccogliere ciò che manca per dare il via alla realizzazione di questo sogno. Spero che si cominci dopo le piogge (ottobre), se gli aiuti arriveranno sufficienti. Ringrazio davvero con tutto il cuore i tanti che hanno già dato il loro aiuto: so che anche in Italia non è un tempo economicamente facile, ma la solidarietà è più forte della crisi!
Altra attività in crescita è la Radio: già vi dicevo che il vescovo ha chiesto che divenga la Radio cattolica della Guinea, per cui stiamo studiando i migliori cammini per arrivare a quell’obiettivo. La risposta della gente è sempre più entusiastica, e aumentano i volontari, che senza nessun compenso danno molto tempo per il funzionamento di questo importante mezzo di comunicazione e di sviluppo. Nel mese di febbraio abbiamo avuto un importante aiuto: un giornalista portoghese con grande esperienza di lavoro con Radio africane ha fatto un corso per gli oltre venti operatori della nostra Radio. Ha dato davvero una svolta e molte piste per crescere. Siamo in contatto con varie radio africane di lingua portoghese, e ci suono buone prospettive di sviluppo. Il corso è terminato con un’udienza speciale con il Presidente della Repubblica, che si è intrattenuto per oltre un’ora con la nostra equipe, e la TV ha riportato l’incontro come prima notizia al telegiornale. Se qualcuno di voi avesse amici o conoscenze con qualche Radio disposta a darci una mano nei vari modi che la fantasia può suggerire, battete un colpo e fatemi sapere.
A livello della parrocchia, inizia il 5 maggio la prima Assemblea parrocchiale, che durerà fino ad ottobre. Si tratta di un momento forte che ho richiesto a tutti i laici e gruppi, per fare una riflessione profonda del lavoro fatto in questi dieci anni, e dare indicazioni per il futuro. Le molte attività di questi anni, rischiano infatti di coprire alcune realtà che non stanno funzionando bene; la vita spirituale sempre può cadere nell’abitudinario e nel ripetitivo, la spinta missionaria può cedere il passo ad un preoccuparsi solo di chi ha già varcato la soglia di casa. E soprattutto mio desiderio è far crescere in responsabilità i laici, perché dicano la loro su come deve essere impostata una parrocchia africana in una terra dove ancora la gran parte non ha ricevuto il primo annuncio del Vangelo, e in un contesto sociale ed economico davvero delicato. Ogni mese ci sarà un incontro su un tema specifico della nostra vita e ciascun gruppo di pastorale o di età riceverà piste di riflessione per dare il proprio contributo sul tema. A ottobre ci sarà l’incontro finale per discutere tutto il materiale e impostare il lavoro dei prossimi anni. Vi chiedo una preghiera particolare perché questo sia un momento di autentico rinnovamento e di apertura alla necessità di questo popolo.
Nei villaggi (anche loro coinvolti in questa Assemblea) continuano le varie attività di evangelizzazione e di sviluppo: scuole, appoggio alla salute, orti, pozzi … Quest’anno sto continuando ad approfondire il contatto con gli anziani, frequentando i villaggi balanta che stanno vivendo l’iniziazione tradizionale (fanado). E’ il momento più sacro e profondo della vita del villaggio, nel quale i giovani vanno per due mesi nella foresta per la circoncisione e l’introduzione ai segreti e alle tradizioni dell’etnia. Io sono accettato con grande gioia quando partecipo all’entrata al fanado e quando vado a visitarli nella foresta, dove solo gli iniziati possono entrare. Ascolto i consigli che danno, e do il mio contributo, sempre molto richiesto e apprezzato. Infatti gli anziani sentono che i giovani stanno loro sfuggendo, attratti dal mondo moderno, dal quale ricevono più i vizi che non i valori: la nostra presenza vuole essere un aiuto a questo necessario passaggio, in modo che non diventi una negazione del passato con i suoi valori, ma un passo in avanti verso un bene migliore, valorizzando l’esperienza del passato. Sono momenti di autentico dialogo con una cultura e religione antica, ma ancora molto forte. Gli anziani (che ancora sono coloro che decidono le sorti del villaggio) si sentono stimati e intuiscono che la nostra presenza non è per imporre una religione straniera, né per rubare loro i giovani, ma un cammino da fare insieme per il bene di tutti loro. L’apertura a Cristo è proposta in tutta libertà, non condizionata da aiuti e favori, e da molti sarà colta come la realizzazione della ricerca degli antichi. E’ una presenza che richiede molto tempo, perché deve far superare barriere e preconcetti, dovuti all’eredità passata, dove facilmente tutto era giudicato dalla Chiesa come superstizione, cose demoniache e in generale credenze di gente non evoluta. Noi cerchiamo di trattare la religione tradizionale africana come una religione con tutta la sua dignità, pur con tutte le imperfezioni di una ricerca umana.
Questi alcuni spunti per tenerci in comunione. Aspetto vostre notizie. Vi saluto con tantissima amicizia e affetto.


P. Davide

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