In una realtà quale quella dell'Occidente è quasi impossibile pensare di non avere mezzi di
comunicazione e quindi tutto ciò che non si vede sui media non esiste. E' un'affermazione forte,
apparentemente priva di significato, ma è sostanzialmente quanto sta avvenendo.
Tanto è vero
che i Paesi ricchi si sono addirittura inventati un meccanismo che perpetra la differenza tra ciò
che esiste (e che quindi è degno di attenzione da parte di chi conta) e ciò che non esiste: si
chiama "digital divide" e rappresenta il grandissimo scarto esistente tra la possibilità di accedere
alla comunicazione (ed in particolare la comunicazione e l'informazione informatiche) da parte
dei Paesi del primo e secondo mondo, rispetto a quelli del terzo e del quarto mondo, ma anche da
parte dei ricchi nei vari Paesi ed i poveri.
Non è un caso, dunque, che sempre di più chi vuole far sentire la voce degli emarginati e far
comunicare tra loro gli appartenenti alle tante "Isola che non c'è" del mondo cerca di dar vita ad
esperienze che partano proprio da qui: raccontare, raccontarsi, comunicare. In sintesi: salvare
quelle culture che si vorrebbero azzerare, ma costruendo strumenti che superino i pregiudizi e
formino consapevolezza tra i diseredati della terra.
Sono esempi di "recupero di dignità" di grandissimo respiro culturale e che non fanno bene solo
a quelle popolazioni, che così si sentono meno sole e diventano consapevoli di avere qualche
cosa da dire, ma fanno bene anche a chi li vuole ascoltare per scoprire quelle culture dimenticate
e spesso portatrici di valori che stanno diventando rari nel mondo che si considera più civile.
Ho preso a riferimento due esperienze (quella di Radio Sol Mansi e quella di Femmis)
profondamente diverse tra loro da tanti punti di vista:
1- una è una radio, l'altra è una rete telematica;
2- una è fortemente radicata in un Paese africano come la Guinea Bissau, l'altra è rivolta
soprattutto alle donne, in particolare a quelle dell'Africa, ma non solo, anche a tutti quelli
che vogliono "parlare con loro" e che le vogliono ascoltare;
3- una ha sede in Africa, l'altra ha il suo centro di smistamento in Europa (in Italia) ma
guarda a tutta l'Africa e da lì al mondo che ci circonda.
Eppure Radio Sol Mansi e Femmis sono due facce della stessa medaglia, perché entrambe sono
nate da un profondo amore per l'Africa di due italiani (Padre Davide Sciocco, del Pontificio
Istituto Missioni Estere - PIME e Suor Daniela Maccari, comboniana), due religiosi, ma che
hanno inteso la loro missione in modo assolutamente laico, senza nascondere la propria fede, ma
aprendo le porte a tutti. Inoltre un'altra cosa accomuna Davide Sciocco e Daniela Maccari: sono
involontariamente protagonisti, consapevoli di quanto è importante ed utile quello che hanno
fatto, ma fortemente convinti che da soli non si fa nulla e che tutti quelli che danno una mano
sono ugualmente importanti e protagonisti delle esperienze che loro hanno avviato.
Radio Sol Mansi
Il contesto in cui è nata Radio Sol Mansi è quello della Guinea Bissau. Credo dunque sua utile
sapere qualcosa di più su questo Paese.
La Guinea Bissau si trova in Africa Occidentale. Ha circa 1.300.000 abitanti, il 25% dei quali
risiede nella capitale Bissau. E' uno dei Paesi più poveri del mondo, con un indice di sviluppo
umano di 0,297 che lo colloca al 161° posto tra i 174 Paesi. La mortalità infantile è del 139/1000
nel primo anno di vita, mentre si attesta intorno al 123/1000 entro i primi cinque anni di età
(intorno al 25%, dunque). L'attesa di vita alla nascita è di 43 anni. Soltanto il 42% degli abitanti
ha accesso all'acqua potabile. L'analfabetismo tra gli adulti raggiunge il 48% (con punte intorno
al 70-80% della popolazione femminile). Il reddito pro-capite è intorno ai 240 dollari americani
l'anno.
Dal punto di vista geografico la Guinea Bissau occupa 36.134 Km² (circa 8,3 volte più piccola
dell'Italia) con una densità intorno ai 36 abitanti per Km² (l'Italia ha una densità circa 42 volte
maggiore). Le principali etnie presenti sono Balante, Fulbe, Mandiak e Mandino. La principale
fonte di sostentamento per la popolazione è l'agricoltura. La lingua ufficiale è il portoghese, oltre
al creolo, ma sono presenti molti dialetti e lingue locali. Dal punto di vista religioso, il 65% della
popolazione è animista, circa il 30% musulmana ed il 4 % cristiana.
E' in questo contesto che Padre Davide Sciocco si trova ad operare, quando nel 1992, a 29 anni,
arriva in Guinea Bissau, dove il Pime ha cinque missioni, stabilendosi nella città di Mansoa a
nord-est della capitale Bissau. E' ancora in Guinea Bissau nel 1998 quando scoppia una guerra
civile che porterà ad un colpo di stato nel 1999. Quella guerra civile è per Padre Davide fonte di
meditazione sulle enormi possibilità di comunicazione che può avere una radio in un paese come
la Guinea Bissau. Durante la guerra civile, infatti, funzionavano due radio locali: una di fonte
governativa ed una dei rivoltosi. Quest'ultima in particolare era molto ascoltata e raggiungeva
praticamente tutto il Paese: proprio con questo mezzo i rivoltosi si sono acquistati larghe fasce di
consenso alla loro causa. Il pensiero di Padre Davide è ad un tempo semplice ed ambizioso: "Se
si è potuta utilizzare una radio a sostegno delle ragioni di una guerra, si può fare altrettanto per
far vincere la pace e lo sviluppo". Nasce così Radio Sol Mansi (Radio "Il sole è sorto"), che già
nel nome contiene le ragioni di una speranza: la speranza che la ricostruzione dopo la guerra non
passasse solo attraverso la rinascita materiale, ma anche attraverso quella delle coscienze e delle
intelligenze del Paese.
Radio Sol Mansi riesce così a trasmettere per la prima volta nel 2001. E' la prima emittente
cattolica nazionale di quel Paese, nata anche con il contributo e l'appoggio del Vescovo di
Bissau, monsignor Josè Campate Nabisign, della Conferenza Episcopale Portoghese oltre che dei
gruppi d'appoggio che si sono creati intorno al progetto (i Club "Amici di Radio Sol Mansi").
Non è però un'emittente di propaganda cattolica. I suoi programmi trattano di tutto quello che
riguarda la vita del Paese, vengono fatte specifiche campagne culturali, di informazione sanitaria
(tanto che alcuni chiamano l'AIDS con l'appellativo di "malattia della radio", perché è da lì che
sono partite le informazioni sulla profilassi e soprattutto sulla prevenzione di questa malattia
diffusissima in Africa), di scambio di opinioni e di approfondimento su tematiche locali e
generali. Ma soprattutto non è una emittente chiusa agli altri: infatti tra i suoi redattori vi sono
animisti, musulmani e tutti quelli che vogliono fare grande questo progetto.
Ecco come l'attuale programmazione di Radio Sol Mansi è illustrata sul sito web della radio stessa:
Attualmente la radio ha una produzione locale di 10 ore al giorno (nel frattempo sono diventate
12 le ore di programmazione giornaliera, n.d.r), con una programmazione di informazione,
formazione e intrattenimento.
Il funzionamento della radio è garantito da un'équipe di 4 persone che lavorano come dipendenti,
25 volontari in Mansoa, e altri 25 corrispondenti (sempre volontari) nelle varie cittadine del
Paese.
Come si diceva, questa équipe è multi-etnica e interreligiosa. Le priorità di Radio Sol Mansi sono
il servizio allo sviluppo, l'educazione alla Pace, l'informazione indipendente a livello locale,
nazionale e internazionale, una presentazione dialogante della fede cristiana e delle altre
religioni, la valorizzazione delle tradizioni culturali delle varie etnie locali.
Tutto questo è realizzato attraverso programmi formativi, musicali e d'intrattenimento, che
riguardano le seguenti tematiche (i programmi sono in genere settimanali):
- Educazione alla Pace e al dialogo interreligioso.
- Educazione sanitaria (vari programmi per la prevenzione e cura delle malattie, educazione
nutrizionale, accompagnamento delle gestanti, campagne di vaccinazione e
sensibilizzazione in collaborazione con OMS e UNICEF ...) .
- Educazione e scuola (in particolare sensibilizzazione per favorire l'uguale diritto alla
scuola per le bambine e le donne).
- Diritti umani, diritti del bambino, diritti della donna (vari programmi in collaborazioni
con vari Organismi).
- Educazione civica.
- Agricoltura e orticoltura.
- Programmi religiosi: un programma settimanale della Chiesa evangelica e uno della
comunità islamica, oltre a quelli della comunità cattolica.
- Dialogo interreligioso: programmi realizzati insieme dai leaders delle diverse religioni sui
grandi temi religiosi, con riferimento all'attualità nazionale e internazionale (soprattutto al
terrorismo).
- Educazione ambientale ed ecologica.
- Programmi culturali e di diffusione delle lingue internazionali.
- Cultura e storia delle varie etnie, racconti popolari e mitici.
- Programmi per giovani.
- Notiziari: 4 al giorno; speciali settimanali per lo sport, notizie religiose, notizie regionali.
- Reportage tematici di attualità locale o internazionale.
Ma per noi che siamo abituati ad avere la televisione ed internet praticamente in ogni casa, riesce
molto difficile capire che grado di penetrazione possa avere una radio per la diffusione delle idee,
della cultura e della condivisione sociale in Africa. Lasciamo ancora una volta la parola a Padre
Davide: "Basta camminare in una città o in un villaggio africano per notare immediatamente la
quantità di radio accese e ascoltate: l'immagine dell'uomo che cammina con la radio all'orecchio
si stampa immediatamente nella memoria del visitatore europeo" .
In un'intervista a Famiglia Cristiana Padre Davide affronta un altro problema non indifferente: ha
senso investire in una radio dove si soffre la fame? "Me lo sono chiesto io per primo. – afferma –
Tanto è importante scavare un pozzo, così è urgente sensibilizzare le popolazioni ad usare con
determinate attenzioni igieniche l'acqua estratta dal pozzo. A che serve dotare un villaggio di un
dispensario attrezzato, se poi alla malattia vengono date spiegazioni spirituali o superstiziose, che
ritardano o rendono vano l'uso dei medicinali? E se occorre costruire scuole, è altrettanto urgente
sensibilizzare gli adulti che la scuola non è solo per i maschi, e che le necessità economiche della
famiglia non devono compromettere lo studio dei bambini (l'abbandono scolastico supera il 50%
nei villaggi!). E simili esempi possono essere fatti per l'agricoltura, l'educazione alla Pace e alla
interculturalità, la promozione della donna e la difesa dei diritti dei bambini, l'ecologia...Tutte
raccomandazioni e sensibilizzazioni che la radio può fare con grande successo e poca spesa ".
Un altro fatto assolutamente importante è che sono gli africani stessi a fare grande questa radio e
ne sottolineano l'importanza per il proprio Paese. Lo testimonia Helmer Araùjo, Direttore di
Radio Sol Mansi. Scrive, infatti: "Io ho deciso comunque di ritornare in Guinea. Avevo trovato in
Portogallo un impiego con buone prospettive di carriera ed uno stipendio adeguato. Ma mi sono
accorto che avrei potuto senz'altro essere più utile in Africa. In altre parole, la soddisfazione
personale nel vedere che con il tuo lavoro riesci a cambiare qualcosa alla fine ha vinto. Oggi
dirigo una radio cattolica, con tutte le difficoltà legate a una realtà piccola ancora agli inizi. Se
fossi restato in Europa, avrei avuto benefici materiali certamente più tangibili, ma la mia crescita
personale sarebbe stata illusoria, perché per me straniero sarebbe sempre esistito comunque un
che mi avrebbe impedito di andare oltre un certo livello. E' la stessa esperienza
che hanno vissuto gli altri che hanno deciso di tornare? Non so dire. Per quanto mi riguarda, io
ho fatto la mia scelta." Non è stata una scelta transitoria: dal 2004 Helmer continua a lavorare per
Radio Sol Mansi e a motivare e professionalizzare i giovani collaboratori. Infatti si è fatto
promotore di scambi di esperienze con altre Radio africane (ad esempio con Radio Ecclesia di
Luanda, Angola) e della partecipazione di qualche collaboratore della Radio alle "convention"
delle varie Radio locali, non solo africane, ma anche dell'Asia o di altri Paesi che hanno scoperto
l'importanza di questo strumento per la crescita culturale e sociale delle popolazioni più povere e
diseredate.
Per quanto riguarda l'Africa, inoltre, le radio stanno diventando molto diffuse in tutto il
continente e stanno svolgendo un ruolo di sensibilizzazione talmente importante da essere
considerate un vero e proprio strumento di potere per il popolo, contro la disinformazione e per la
difesa dei diritti civili, politici e culturali della popolazione.
Anche in questo senso e con particolare riferimento ai paesi di lingua portoghese, un evento
importante si è svolto tra il 16 ed il 20 marzo 2006 proprio a Bissau: il "Primo festival delle
Radio comunitarie di lingua portoghese". Hanno partecipato rappresentanti delle Radio
dell'Angola, di Capoverde, del Mozambico, di Sao Tomè e Principe, di Timor Est, del Brasile,
oltre che ovviamente della Guinea Bissau, ma anche rappresentanti delle Radio libere del
Portogallo.
A Padre Davide Sciocco, per la sua attività in Guinea Bissau con particolare riferimento proprio a
Radio Sol Mansi, l'otto maggio 2006 è stato assegnato il premio "Takunda 2006 per la
Solidarietà" da parte del Cesvi di Bergamo. Un riconoscimento significativo per un'attività
particolarmente importante.
Femmis (Femminine Missionary Information Service)
Femmis parte da un'ottica molto particolare: quella femminile. La sua fondatrice, Suor Daniela
Maccari, da molto tempo si occupa soprattutto di donne, partendo da un proverbio africano che è
ormai diventato il suo motto: "Se educhi un ragazzo formerai un uomo. Se educhi una ragazza
formerai un popolo". E lo strumento principale per creare condizioni di conoscenza è
l'informazione, strumento di potere, che lei vuole trasformare in strumento di servizio.
Daniela Maccari, nata a Varazze, aveva 18 anni quando diventò suora comboniana. Oggi ha quasi
60 anni e continua a sentire "il mal d'Africa", che non è quel senso di nostalgia (vero? falso?) che
dicono di avere coloro che sono stati in Africa. Il suo "mal d'Africa" è il bisogno di essere lì,
concretamente a portare avanti un impegno che è ormai parte importantissima della sua vita. A
24 anni è stata in Uganda per tre anni. Ma è in Messico (dove ha lavorato nell'ambito
dell'orientamento giovanile per ben 10 anni, dal '76 all'86) che frequenta la scuola di
giornalismo. E' un fatto importante, perché le fa capire che poter fare informazione ed avere
informazione è un passo ineludibile per avere un posto in questo mondo e per poter evidenziare
bisogni, capacità, problemi, ingiustizie, ma soprattutto per "mettere in rete" chi è solo e quindi
più debole. Nell'89 arriva in Mozambico, a Nampula. Il paese è in guerra, sulla stampa vige una
pesante censura, ma Daniela Maccari non si arrende: lavora al giornale diocesano "Vida Nova",
utilizzando questo canale come strumento di pacificazione e di educazione alla democrazia.
Denuncia le brutture della guerra, le violazioni dei diritti umani di cui viene a conoscenza
attraverso testimonianze dirette, informazioni che a fatica raccoglie, ma soprattutto attraverso le
lettere (tante) che le arrivano dai lettori. Sarà ancora attraverso il giornale che, finita la guerra, dal
1992 farà la sua parte per la costruzione della giovane democrazia con campagne di educazione
civica.
Apre anche un corso di comunicazione, il cui risultato nel 1993 sarà la rivista "A Cidade" e
soprattutto collabora a "Radio Incontro", testata cattolica di "informazione alternativa" basata
soprattutto sulla necessità di una dimensione educativa che aiuti la popolazione a crescere.
Ma Daniela Maccari è sempre più consapevole del ruolo importante che possono svolgere le
donne, così come del fatto che siano le donne che spesso pagano il prezzo più alto sul fronte
delle ingiustizie sociali. Ecco perché negli ultimi anni Suor Daniela ha concentrato il suo
impegno sulla formazione al giornalismo delle donne. Le donne in Africa svolgono un ruolo
sociale complesso e determinante nel contesto familiare e sociale, il laboratorio di
comunicazione le aiuta a sviluppare l'autostima ed a valorizzare il loro ruolo sociale. Sono più di
cento le donne che hanno frequentato il Laboratorio di comunicazione sociale. Ed è da qui che
nasce Femmis.
E nasce in un giorno speciale: l'otto marzo 2001. Già nel 1996 si era costituito a Roma l'Ufficio
Sidom (Servizio informativo donna e missione) che raccoglieva documentazione, ma Femmis è
qualcosa di diverso, è qualcosa di più. Il concetto è semplice: costituire una rete di donne
africane che, tramite il computer, si raccontano, raccontano, fanno in modo che altre raccontino.
Il coordinamento però è a Verona, perché in Africa l'energia elettrica non sempre efficiente
(spesso è presente solo qualche ora al giorno) e la lentezza dei collegamenti in linea non
permetterebbero di utilizzare a pieno le possibilità offerte da un sito internet ed è quindi
dall'Italia che le notizie vengono messe in rete e rese disponibili a tutti. Il sito è multilingue e col
tempo riesce a creare una rete di "corrispondenti" che vanno al di là dell'Africa e che non
appartengono solo al terzo e quarto mondo, anche se l'ottica sul mondo rimane la stessa.
Il 24 novembre 2001 a Roma Femmis raccoglie il primo risultato del proprio lavoro
qualificandosi al 2° posto tra 17 siti presi in considerazione al Congresso Signis
(l'organizzazione non governativa delle associazioni cattoliche che si occupano di
comunicazione presente in 140 Paesi).
Corrispondenti Femmis nel mondo
AFRICA
SUDAN
MOZAMBICO
KENYA
ETHIOPIA
EGITTO
ERITREA
UGANDA
RDCONGO
ZAMBIA
RCA
CIAD
AMERICHE
ECUADOR
BRASILE
MESSICO
USA
COLOMBIA
PERU'
GUATEMALA
COSTARICA
EUROPA:
ITALIA
LONDRA
SPAGNA
PORTOGALLO
ASIA
MEDIO ORIENTE
Vediamo direttamente dalla presentazione del sito che Daniela Maccari porta in giro nella sua
campagna di sensibilizzazione in Italia quali sono ancora oggi gli obiettivi di Femmis:
- Dare voce, volto, opportunità alla donna
- Essere un ponte attraverso il quale passano le idee, utopie, speranze di donne decise a
informare e comunicare
- Potenziare una rete di donne dal Sud del mondo protagoniste della propria informazione
- Incoraggiare nei paesi emergenti giovani talenti femminili nel campo della
comunicazione sociale.
Attualmente si registrano circa 1.200 accessi settimanali al sito, gli iscritti alla mailing list sono
quasi 2.500 e gli utenti 110-130 al giorno. Fatto molto importante: il 73% delle notizie sono di
fonte Femmis.
Ma Femmis non è solo la rete. Daniela Maccari non rinuncia anche ad altre forme di
informazione ed infatti sulla base delle testimonianze raccolte è nato anche un libro che si
intitola "Vedove in Africa. Libertà a carissimo prezzo", che affronta un tema non molto
conosciuto, ma che rappresenta una vera piaga sociale. Laddove la povertà è immensa, la donna
che rimane sola perché vedova è spesso oggetto di emarginazione e quindi di una ancora
maggiore povertà che è possibile superare solo attraverso una rete di donne che "inventano"
nuove attività per vivere e per far vivere i propri figli, altrimenti per la società semplicemente
non esistono.
Ci troviamo quindi di fronte ad un impegno a tutto campo per dare voce e visibilità alle donne
nell'intento di difendere la loro dignità di persone.
Conclusioni
"La creazione e la diffusione di nuove tecnologie informative e comunicative ha accelerato lo
sviluppo e la crescita di alcune nazioni a scapito di altre. In questo contesto qualcuno ha
segnalato l'esistenza di un paradosso che vede da un lato la presenza di nazionie
dall'altro di nazioni: le une costrette ad affrontare il problema dell'accesso alle
informazioni, le altre all'eccesso. Al fine di evidenziare questo paradosso è stato utilizzato il
termine digital divide (divario digitale) identificando nella separazione tra nazioni forti e deboli
un motivo di sperequazione. Quindi la capacità di utilizzare le tecnologie dell'informazione e
delle comunicazioni diventa una nuova forma di alfabetismo" così si esprime il prof.
Pasquale Tarallo durante un intervento presso la Cattedra di Sociologia del Lavoro del dott.
Domenico De Masi all'Università "La Sapienza" di Roma. L'occasione dell'intervento era
l'uscita del testo "Digital divide. La nuova frontiera dello sviluppo globale" nel 2003. Non del
tutto in sintonia con il testo dell'intervento è stato lo stesso prof. De Masi che, nelle conclusioni,
diceva: "Uno degli autori, Pasquale Tarallo, descrive il problema dell'accesso alle informazioni
ed evidenzia il paradosso del divario digitale, tra paesi forti e paesi deboli, ma mette troppa
enfasi nella possibilità che i paesi sottosviluppati abbiano più futuro nella nuova tecnologia.
Questo può essere vero, ma ci sono problemi più gravi prima da risolvere che l'accesso ad
internet, esempio la fame, le malattie. Quindi, bisogna prima di tutto insegnare a questa gente
come gestire le loro risorse, ad esempio agricole; come trovare l'acqua; fare non solo scuole per
insegnare a leggere e scrivere; ma anche scuole di artigianato di modo da poter vendere le loro
cose anche attraverso il web".
Padre Davide Sciocco e Suor Daniela Maccari ci insegnano tutti i giorni che superare il divario
tecnologico serve anche a vincere la fame e le malattie, ma soprattutto vince l'isolamento e mette
in comune i tanti saperi che ci sono in questo mondo, nella consapevolezza che ognuno di noi ha
qualcosa da insegnare, ma anche tanto da imparare. Insomma, Padre Davide e Suor Daniela
hanno fatto proprio un proverbio dell'etnia Ewé (Togo) che dice: "La conoscenza è come un
uccello della foresta: una persona sola non può pigliarlo".
Tesina di Anna Traverso
Corso di aggiornamento
Sulle Società Civili in Africa
SAVONA – 2005/2006
In una realtà quale quella dell'Occidente è quasi impossibile pensare di non avere mezzi di
comunicazione e quindi tutto ciò che non si vede sui media non esiste. E' un'affermazione forte,
apparentemente priva di significato, ma è sostanzialmente quanto sta avvenendo. Tanto è vero
che i Paesi ricchi si sono addirittura inventati un meccanismo che perpetra la differenza tra ciò
che esiste (e che quindi è degno di attenzione da parte di chi conta) e ciò che non esiste: si
chiama "digital divide" e rappresenta il grandissimo scarto esistente tra la possibilità di accedere
alla comunicazione (ed in particolare la comunicazione e l'informazione informatiche) da parte
dei Paesi del primo e secondo mondo, rispetto a quelli del terzo e del quarto mondo, ma anche da
parte dei ricchi nei vari Paesi ed i poveri.
Non è un caso, dunque, che sempre di più chi vuole far sentire la voce degli emarginati e far
comunicare tra loro gli appartenenti alle tante "Isola che non c'è" del mondo cerca di dar vita ad
esperienze che partano proprio da qui: raccontare, raccontarsi, comunicare. In sintesi: salvare
quelle culture che si vorrebbero azzerare, ma costruendo strumenti che superino i pregiudizi e
formino consapevolezza tra i diseredati della terra.
Sono esempi di "recupero di dignità" di grandissimo respiro culturale e che non fanno bene solo
a quelle popolazioni, che così si sentono meno sole e diventano consapevoli di avere qualche
cosa da dire, ma fanno bene anche a chi li vuole ascoltare per scoprire quelle culture dimenticate
e spesso portatrici di valori che stanno diventando rari nel mondo che si considera più civile.
Ho preso a riferimento due esperienze (quella di Radio Sol Mansi e quella di Femmis)
profondamente diverse tra loro da tanti punti di vista:
1- una è una radio, l'altra è una rete telematica;
2- una è fortemente radicata in un Paese africano come la Guinea Bissau, l'altra è rivolta
soprattutto alle donne, in particolare a quelle dell'Africa, ma non solo, anche a tutti quelli
che vogliono "parlare con loro" e che le vogliono ascoltare;
3- una ha sede in Africa, l'altra ha il suo centro di smistamento in Europa (in Italia) ma
guarda a tutta l'Africa e da lì al mondo che ci circonda.
Eppure Radio Sol Mansi e Femmis sono due facce della stessa medaglia, perché entrambe sono
nate da un profondo amore per l'Africa di due italiani (Padre Davide Sciocco, del Pontificio
Istituto Missioni Estere - PIME e Suor Daniela Maccari, comboniana), due religiosi, ma che
hanno inteso la loro missione in modo assolutamente laico, senza nascondere la propria fede, ma
aprendo le porte a tutti. Inoltre un'altra cosa accomuna Davide Sciocco e Daniela Maccari: sono
involontariamente protagonisti, consapevoli di quanto è importante ed utile quello che hanno
fatto, ma fortemente convinti che da soli non si fa nulla e che tutti quelli che danno una mano
sono ugualmente importanti e protagonisti delle esperienze che loro hanno avviato.
Radio Sol Mansi
Il contesto in cui è nata Radio Sol Mansi è quello della Guinea Bissau. Credo dunque sua utile
sapere qualcosa di più su questo Paese.
La Guinea Bissau si trova in Africa Occidentale. Ha circa 1.300.000 abitanti, il 25% dei quali
risiede nella capitale Bissau. E' uno dei Paesi più poveri del mondo, con un indice di sviluppo
umano di 0,297 che lo colloca al 161° posto tra i 174 Paesi. La mortalità infantile è del 139/1000
nel primo anno di vita, mentre si attesta intorno al 123/1000 entro i primi cinque anni di età
(intorno al 25%, dunque). L'attesa di vita alla nascita è di 43 anni. Soltanto il 42% degli abitanti
ha accesso all'acqua potabile. L'analfabetismo tra gli adulti raggiunge il 48% (con punte intorno
al 70-80% della popolazione femminile). Il reddito pro-capite è intorno ai 240 dollari americani
l'anno.
Dal punto di vista geografico la Guinea Bissau occupa 36.134 Km² (circa 8,3 volte più piccola
dell'Italia) con una densità intorno ai 36 abitanti per Km² (l'Italia ha una densità circa 42 volte
maggiore). Le principali etnie presenti sono Balante, Fulbe, Mandiak e Mandino. La principale
fonte di sostentamento per la popolazione è l'agricoltura. La lingua ufficiale è il portoghese, oltre
al creolo, ma sono presenti molti dialetti e lingue locali. Dal punto di vista religioso, il 65% della
popolazione è animista, circa il 30% musulmana ed il 4 % cristiana.
E' in questo contesto che Padre Davide Sciocco si trova ad operare, quando nel 1992, a 29 anni,
arriva in Guinea Bissau, dove il Pime ha cinque missioni, stabilendosi nella città di Mansoa a
nord-est della capitale Bissau. E' ancora in Guinea Bissau nel 1998 quando scoppia una guerra
civile che porterà ad un colpo di stato nel 1999. Quella guerra civile è per Padre Davide fonte di
meditazione sulle enormi possibilità di comunicazione che può avere una radio in un paese come
la Guinea Bissau. Durante la guerra civile, infatti, funzionavano due radio locali: una di fonte
governativa ed una dei rivoltosi. Quest'ultima in particolare era molto ascoltata e raggiungeva
praticamente tutto il Paese: proprio con questo mezzo i rivoltosi si sono acquistati larghe fasce di
consenso alla loro causa. Il pensiero di Padre Davide è ad un tempo semplice ed ambizioso: "Se
si è potuta utilizzare una radio a sostegno delle ragioni di una guerra, si può fare altrettanto per
far vincere la pace e lo sviluppo". Nasce così Radio Sol Mansi (Radio "Il sole è sorto"), che già
nel nome contiene le ragioni di una speranza: la speranza che la ricostruzione dopo la guerra non
passasse solo attraverso la rinascita materiale, ma anche attraverso quella delle coscienze e delle
intelligenze del Paese.
Radio Sol Mansi riesce così a trasmettere per la prima volta nel 2001. E' la prima emittente
cattolica nazionale di quel Paese, nata anche con il contributo e l'appoggio del Vescovo di
Bissau, monsignor Josè Campate Nabisign, della Conferenza Episcopale Portoghese oltre che dei
gruppi d'appoggio che si sono creati intorno al progetto (i Club "Amici di Radio Sol Mansi").
Non è però un'emittente di propaganda cattolica. I suoi programmi trattano di tutto quello che
riguarda la vita del Paese, vengono fatte specifiche campagne culturali, di informazione sanitaria
(tanto che alcuni chiamano l'AIDS con l'appellativo di "malattia della radio", perché è da lì che
sono partite le informazioni sulla profilassi e soprattutto sulla prevenzione di questa malattia
diffusissima in Africa), di scambio di opinioni e di approfondimento su tematiche locali e
generali. Ma soprattutto non è una emittente chiusa agli altri: infatti tra i suoi redattori vi sono
animisti, musulmani e tutti quelli che vogliono fare grande questo progetto.
Ecco come l'attuale programmazione di Radio Sol Mansi è illustrata sul sito web della radio stessa:
Attualmente la radio ha una produzione locale di 10 ore al giorno (nel frattempo sono diventate
12 le ore di programmazione giornaliera, n.d.r), con una programmazione di informazione,
formazione e intrattenimento.
Il funzionamento della radio è garantito da un'équipe di 4 persone che lavorano come dipendenti,
25 volontari in Mansoa, e altri 25 corrispondenti (sempre volontari) nelle varie cittadine del
Paese.
Come si diceva, questa équipe è multi-etnica e interreligiosa. Le priorità di Radio Sol Mansi sono
il servizio allo sviluppo, l'educazione alla Pace, l'informazione indipendente a livello locale,
nazionale e internazionale, una presentazione dialogante della fede cristiana e delle altre
religioni, la valorizzazione delle tradizioni culturali delle varie etnie locali.
Tutto questo è realizzato attraverso programmi formativi, musicali e d'intrattenimento, che
riguardano le seguenti tematiche (i programmi sono in genere settimanali):
- Educazione alla Pace e al dialogo interreligioso.
- Educazione sanitaria (vari programmi per la prevenzione e cura delle malattie, educazione
nutrizionale, accompagnamento delle gestanti, campagne di vaccinazione e
sensibilizzazione in collaborazione con OMS e UNICEF ...) .
- Educazione e scuola (in particolare sensibilizzazione per favorire l'uguale diritto alla
scuola per le bambine e le donne).
- Diritti umani, diritti del bambino, diritti della donna (vari programmi in collaborazioni
con vari Organismi).
- Educazione civica.
- Agricoltura e orticoltura.
- Programmi religiosi: un programma settimanale della Chiesa evangelica e uno della
comunità islamica, oltre a quelli della comunità cattolica.
- Dialogo interreligioso: programmi realizzati insieme dai leaders delle diverse religioni sui
grandi temi religiosi, con riferimento all'attualità nazionale e internazionale (soprattutto al
terrorismo).
- Educazione ambientale ed ecologica.
- Programmi culturali e di diffusione delle lingue internazionali.
- Cultura e storia delle varie etnie, racconti popolari e mitici.
- Programmi per giovani.
- Notiziari: 4 al giorno; speciali settimanali per lo sport, notizie religiose, notizie regionali.
- Reportage tematici di attualità locale o internazionale.
Ma per noi che siamo abituati ad avere la televisione ed internet praticamente in ogni casa, riesce
molto difficile capire che grado di penetrazione possa avere una radio per la diffusione delle idee,
della cultura e della condivisione sociale in Africa. Lasciamo ancora una volta la parola a Padre
Davide: "Basta camminare in una città o in un villaggio africano per notare immediatamente la
quantità di radio accese e ascoltate: l'immagine dell'uomo che cammina con la radio all'orecchio
si stampa immediatamente nella memoria del visitatore europeo" .
In un'intervista a Famiglia Cristiana Padre Davide affronta un altro problema non indifferente: ha
senso investire in una radio dove si soffre la fame? "Me lo sono chiesto io per primo. – afferma –
Tanto è importante scavare un pozzo, così è urgente sensibilizzare le popolazioni ad usare con
determinate attenzioni igieniche l'acqua estratta dal pozzo. A che serve dotare un villaggio di un
dispensario attrezzato, se poi alla malattia vengono date spiegazioni spirituali o superstiziose, che
ritardano o rendono vano l'uso dei medicinali? E se occorre costruire scuole, è altrettanto urgente
sensibilizzare gli adulti che la scuola non è solo per i maschi, e che le necessità economiche della
famiglia non devono compromettere lo studio dei bambini (l'abbandono scolastico supera il 50%
nei villaggi!). E simili esempi possono essere fatti per l'agricoltura, l'educazione alla Pace e alla
interculturalità, la promozione della donna e la difesa dei diritti dei bambini, l'ecologia...Tutte
raccomandazioni e sensibilizzazioni che la radio può fare con grande successo e poca spesa ".
Un altro fatto assolutamente importante è che sono gli africani stessi a fare grande questa radio e
ne sottolineano l'importanza per il proprio Paese. Lo testimonia Helmer Araùjo, Direttore di
Radio Sol Mansi. Scrive, infatti: "Io ho deciso comunque di ritornare in Guinea. Avevo trovato in
Portogallo un impiego con buone prospettive di carriera ed uno stipendio adeguato. Ma mi sono
accorto che avrei potuto senz'altro essere più utile in Africa. In altre parole, la soddisfazione
personale nel vedere che con il tuo lavoro riesci a cambiare qualcosa alla fine ha vinto. Oggi
dirigo una radio cattolica, con tutte le difficoltà legate a una realtà piccola ancora agli inizi. Se
fossi restato in Europa, avrei avuto benefici materiali certamente più tangibili, ma la mia crescita
personale sarebbe stata illusoria, perché per me straniero sarebbe sempre esistito comunque un
che mi avrebbe impedito di andare oltre un certo livello. E' la stessa esperienza
che hanno vissuto gli altri che hanno deciso di tornare? Non so dire. Per quanto mi riguarda, io
ho fatto la mia scelta." Non è stata una scelta transitoria: dal 2004 Helmer continua a lavorare per
Radio Sol Mansi e a motivare e professionalizzare i giovani collaboratori. Infatti si è fatto
promotore di scambi di esperienze con altre Radio africane (ad esempio con Radio Ecclesia di
Luanda, Angola) e della partecipazione di qualche collaboratore della Radio alle "convention"
delle varie Radio locali, non solo africane, ma anche dell'Asia o di altri Paesi che hanno scoperto
l'importanza di questo strumento per la crescita culturale e sociale delle popolazioni più povere e
diseredate.
Per quanto riguarda l'Africa, inoltre, le radio stanno diventando molto diffuse in tutto il
continente e stanno svolgendo un ruolo di sensibilizzazione talmente importante da essere
considerate un vero e proprio strumento di potere per il popolo, contro la disinformazione e per la
difesa dei diritti civili, politici e culturali della popolazione.
Anche in questo senso e con particolare riferimento ai paesi di lingua portoghese, un evento
importante si è svolto tra il 16 ed il 20 marzo 2006 proprio a Bissau: il "Primo festival delle
Radio comunitarie di lingua portoghese". Hanno partecipato rappresentanti delle Radio
dell'Angola, di Capoverde, del Mozambico, di Sao Tomè e Principe, di Timor Est, del Brasile,
oltre che ovviamente della Guinea Bissau, ma anche rappresentanti delle Radio libere del
Portogallo.
A Padre Davide Sciocco, per la sua attività in Guinea Bissau con particolare riferimento proprio a
Radio Sol Mansi, l'otto maggio 2006 è stato assegnato il premio "Takunda 2006 per la
Solidarietà" da parte del Cesvi di Bergamo. Un riconoscimento significativo per un'attività
particolarmente importante.
Femmis (Femminine Missionary Information Service)
Femmis parte da un'ottica molto particolare: quella femminile. La sua fondatrice, Suor Daniela
Maccari, da molto tempo si occupa soprattutto di donne, partendo da un proverbio africano che è
ormai diventato il suo motto: "Se educhi un ragazzo formerai un uomo. Se educhi una ragazza
formerai un popolo". E lo strumento principale per creare condizioni di conoscenza è
l'informazione, strumento di potere, che lei vuole trasformare in strumento di servizio.
Daniela Maccari, nata a Varazze, aveva 18 anni quando diventò suora comboniana. Oggi ha quasi
60 anni e continua a sentire "il mal d'Africa", che non è quel senso di nostalgia (vero? falso?) che
dicono di avere coloro che sono stati in Africa. Il suo "mal d'Africa" è il bisogno di essere lì,
concretamente a portare avanti un impegno che è ormai parte importantissima della sua vita. A
24 anni è stata in Uganda per tre anni. Ma è in Messico (dove ha lavorato nell'ambito
dell'orientamento giovanile per ben 10 anni, dal '76 all'86) che frequenta la scuola di
giornalismo. E' un fatto importante, perché le fa capire che poter fare informazione ed avere
informazione è un passo ineludibile per avere un posto in questo mondo e per poter evidenziare
bisogni, capacità, problemi, ingiustizie, ma soprattutto per "mettere in rete" chi è solo e quindi
più debole. Nell'89 arriva in Mozambico, a Nampula. Il paese è in guerra, sulla stampa vige una
pesante censura, ma Daniela Maccari non si arrende: lavora al giornale diocesano "Vida Nova",
utilizzando questo canale come strumento di pacificazione e di educazione alla democrazia.
Denuncia le brutture della guerra, le violazioni dei diritti umani di cui viene a conoscenza
attraverso testimonianze dirette, informazioni che a fatica raccoglie, ma soprattutto attraverso le
lettere (tante) che le arrivano dai lettori. Sarà ancora attraverso il giornale che, finita la guerra, dal
1992 farà la sua parte per la costruzione della giovane democrazia con campagne di educazione
civica.
Apre anche un corso di comunicazione, il cui risultato nel 1993 sarà la rivista "A Cidade" e
soprattutto collabora a "Radio Incontro", testata cattolica di "informazione alternativa" basata
soprattutto sulla necessità di una dimensione educativa che aiuti la popolazione a crescere.
Ma Daniela Maccari è sempre più consapevole del ruolo importante che possono svolgere le
donne, così come del fatto che siano le donne che spesso pagano il prezzo più alto sul fronte
delle ingiustizie sociali. Ecco perché negli ultimi anni Suor Daniela ha concentrato il suo
impegno sulla formazione al giornalismo delle donne. Le donne in Africa svolgono un ruolo
sociale complesso e determinante nel contesto familiare e sociale, il laboratorio di
comunicazione le aiuta a sviluppare l'autostima ed a valorizzare il loro ruolo sociale. Sono più di
cento le donne che hanno frequentato il Laboratorio di comunicazione sociale. Ed è da qui che
nasce Femmis.
E nasce in un giorno speciale: l'otto marzo 2001. Già nel 1996 si era costituito a Roma l'Ufficio
Sidom (Servizio informativo donna e missione) che raccoglieva documentazione, ma Femmis è
qualcosa di diverso, è qualcosa di più. Il concetto è semplice: costituire una rete di donne
africane che, tramite il computer, si raccontano, raccontano, fanno in modo che altre raccontino.
Il coordinamento però è a Verona, perché in Africa l'energia elettrica non sempre efficiente
(spesso è presente solo qualche ora al giorno) e la lentezza dei collegamenti in linea non
permetterebbero di utilizzare a pieno le possibilità offerte da un sito internet ed è quindi
dall'Italia che le notizie vengono messe in rete e rese disponibili a tutti. Il sito è multilingue e col
tempo riesce a creare una rete di "corrispondenti" che vanno al di là dell'Africa e che non
appartengono solo al terzo e quarto mondo, anche se l'ottica sul mondo rimane la stessa.
Il 24 novembre 2001 a Roma Femmis raccoglie il primo risultato del proprio lavoro
qualificandosi al 2° posto tra 17 siti presi in considerazione al Congresso Signis
(l'organizzazione non governativa delle associazioni cattoliche che si occupano di
comunicazione presente in 140 Paesi).
Corrispondenti Femmis nel mondo
AFRICA
SUDAN
MOZAMBICO
KENYA
ETHIOPIA
EGITTO
ERITREA
UGANDA
RDCONGO
ZAMBIA
RCA
CIAD
AMERICHE
ECUADOR
BRASILE
MESSICO
USA
COLOMBIA
PERU'
GUATEMALA
COSTARICA
EUROPA:
ITALIA
LONDRA
SPAGNA
PORTOGALLO
ASIA
MEDIO ORIENTE
Vediamo direttamente dalla presentazione del sito che Daniela Maccari porta in giro nella sua
campagna di sensibilizzazione in Italia quali sono ancora oggi gli obiettivi di Femmis:
- Dare voce, volto, opportunità alla donna
- Essere un ponte attraverso il quale passano le idee, utopie, speranze di donne decise a
informare e comunicare
- Potenziare una rete di donne dal Sud del mondo protagoniste della propria informazione
- Incoraggiare nei paesi emergenti giovani talenti femminili nel campo della
comunicazione sociale.
Attualmente si registrano circa 1.200 accessi settimanali al sito, gli iscritti alla mailing list sono
quasi 2.500 e gli utenti 110-130 al giorno. Fatto molto importante: il 73% delle notizie sono di
fonte Femmis.
Ma Femmis non è solo la rete. Daniela Maccari non rinuncia anche ad altre forme di
informazione ed infatti sulla base delle testimonianze raccolte è nato anche un libro che si
intitola "Vedove in Africa. Libertà a carissimo prezzo", che affronta un tema non molto
conosciuto, ma che rappresenta una vera piaga sociale. Laddove la povertà è immensa, la donna
che rimane sola perché vedova è spesso oggetto di emarginazione e quindi di una ancora
maggiore povertà che è possibile superare solo attraverso una rete di donne che "inventano"
nuove attività per vivere e per far vivere i propri figli, altrimenti per la società semplicemente
non esistono.
Ci troviamo quindi di fronte ad un impegno a tutto campo per dare voce e visibilità alle donne
nell'intento di difendere la loro dignità di persone.
Conclusioni
"La creazione e la diffusione di nuove tecnologie informative e comunicative ha accelerato lo
sviluppo e la crescita di alcune nazioni a scapito di altre. In questo contesto qualcuno ha
segnalato l'esistenza di un paradosso che vede da un lato la presenza di nazionie
dall'altro di nazioni: le une costrette ad affrontare il problema dell'accesso alle
informazioni, le altre all'eccesso. Al fine di evidenziare questo paradosso è stato utilizzato il
termine digital divide (divario digitale) identificando nella separazione tra nazioni forti e deboli
un motivo di sperequazione. Quindi la capacità di utilizzare le tecnologie dell'informazione e
delle comunicazioni diventa una nuova forma di alfabetismo" così si esprime il prof.
Pasquale Tarallo durante un intervento presso la Cattedra di Sociologia del Lavoro del dott.
Domenico De Masi all'Università "La Sapienza" di Roma. L'occasione dell'intervento era
l'uscita del testo "Digital divide. La nuova frontiera dello sviluppo globale" nel 2003. Non del
tutto in sintonia con il testo dell'intervento è stato lo stesso prof. De Masi che, nelle conclusioni,
diceva: "Uno degli autori, Pasquale Tarallo, descrive il problema dell'accesso alle informazioni
ed evidenzia il paradosso del divario digitale, tra paesi forti e paesi deboli, ma mette troppa
enfasi nella possibilità che i paesi sottosviluppati abbiano più futuro nella nuova tecnologia.
Questo può essere vero, ma ci sono problemi più gravi prima da risolvere che l'accesso ad
internet, esempio la fame, le malattie. Quindi, bisogna prima di tutto insegnare a questa gente
come gestire le loro risorse, ad esempio agricole; come trovare l'acqua; fare non solo scuole per
insegnare a leggere e scrivere; ma anche scuole di artigianato di modo da poter vendere le loro
cose anche attraverso il web".
Padre Davide Sciocco e Suor Daniela Maccari ci insegnano tutti i giorni che superare il divario
tecnologico serve anche a vincere la fame e le malattie, ma soprattutto vince l'isolamento e mette
in comune i tanti saperi che ci sono in questo mondo, nella consapevolezza che ognuno di noi ha
qualcosa da insegnare, ma anche tanto da imparare. Insomma, Padre Davide e Suor Daniela
hanno fatto proprio un proverbio dell'etnia Ewé (Togo) che dice: "La conoscenza è come un
uccello della foresta: una persona sola non può pigliarlo".