Perché una radio in Africa, dove i bambini muoiono di fame? Per noi, che siamo abituati a usare i media come mezzi per divertirci e passare il tempo, può sembrare assurdo utilizzare tante energie per una radio o per una rete informatica. In un Paese dove ci sono villaggi senza energia elettrica, senza servizi sanitari e senza scuole che cosa può dare una radio?
Forse questo stupore deriva dall'uso superficiale che facciamo dei mezzi di comunicazione. Immaginiamo un pomeriggio afoso di luglio. La scuola è finita, e fa troppo caldo per andare a giocare fuori. Così la mano corre al telecomando, al mouse del computer o alla radio. E subito immagini, suoni, parole riempiono il nostro mondo, ci distraggono, ci divertono. Ma, senza rendercene conto, veniamo investiti anche da tantissime informazioni, alcune utili e altre inutili o persino dannose.
Ecco dunque la parola chiave: informazione. O meglio: una buona informazione!
In Guinea Bissau, dove ha lavorato Padre Davide Sciocco, direttore a Milano del PIME, il Pontificio Istituto Missioni Estere, non c'è fame solo di cibo, ma anche di notizie e soprattutto di messaggi di pace. E quale mezzo migliore della radio per un popolo che per la stragrande maggioranza non ha né TV né cellulari né tanto meno computer, ma accompagna tutto il giorno il suo lavoro con la musica di radioline a batteria?
L'idea è arrivata nel 1998, durante la guerra civile. Padre Davide si è accorto che i ribelli avevano vinto grazie soprattutto alle informazioni via radio. Così si è detto: se una radio può fare vincere una guerra, perché non può far vincere la pace?
È cominciato così il lungo cammino di Radio Sol Mansi, che in portoghese significa "Il sole è sorto", un progetto che, lo dice il nome stesso, vuole portare la luce della conoscenza dove c'è il buio dell'ignoranza.
«In una nazione molto povera – spiega padre Davide -, appena uscita da una guerra, con un mosaico di popoli, una forte presenza musulmana ed una piccola minoranza cristiana, questa radio vuole essere un "gridare sui tetti" la speranza del Vangelo e la Riconciliazione che Cristo ha portato per tutti, cristiani e non. L'obiettivo è quello di "amplificare" il lavoro che da anni stiamo facendo, mettendo insieme l'annuncio del Vangelo, il dialogo con le religioni e la collaborazione con le strutture pubbliche per cambiare dall'interno i mali di cui la società guineense soffre.»
Nel corso degli anni, con l'aiuto del Club Amici di Sol Mansi e con gemellaggi con radio italiane e portoghesi si è formata pian piano una postazione che riesce a raggiungere molti villaggi con i suoi notiziari e coi suoi programmi non solo di musica, ma anche di catechesi, di prevenzione sanitaria, agricoltura, di ecologia, di cultura e di supporto a chi subisce ingiustizie. A che serve, infatti, costruire pozzi, se poi la gente raccoglie l'acqua con recipienti contaminati?
Ecco quindi che un'epidemia di colera è stata sventata proprio grazie ai comunicati di Sol Mansi su come prevenire la malattia e su come riconoscerla e curarla nel caso qualcuno l'avesse contratta. Oppure un uomo, maltrattato e arrestato ingiustamente da un poliziotto, ha potuto fare sentire la sua voce e ottenere giustizia...
Ma non solo. È una radio gestita totalmente da Guineensi. Ormai da quasi due anni Sol Mansi lavora e cresce nella totale responsabilità di personale locale: un vero segno di speranza per uomini di valore che altrimenti sarebbero costretti ad andare all'estero per avere una possibilità di successo.
Helmer Araújo è uno di loro. Dopo avere studiato in Portogallo ed essere diventato giornalista in un'importante stazione portoghese, ha scelto di tornare nel suo Paese per aiutare la sua gente. Certo, in Europa avrebbe avuto più possibilità di guadagno, ma, dice lui stesso, sarebbe stato sempre "uno straniero" e non avrebbe avuto la possibilità di crescere come persona.
Forse, allora, quando oggi accenderemo la radio o la TV, dovremmo riflettere su che cosa ci propongono i nostri media e chiederci: il sole è sorto anche per noi? O invece in questi programmi c'è solo buio?
M. Caterina Mortillaro
...Il progetto
