Lettera circolare Settembre 2011 (da P. Davide)

Carissimi amici,

A pochi giorni dal mio ritorno in Guinea Bissau innanzitutto rivolgo un enorme grazie al Signore per questi 3 mesi passati in Italia. Un grazie che va a ciascuno di voi, per l’amicizia, l’affetto, l’interesse, l’aiuto manifestato nei modi piú diversi.

Davvero tanti doni preziosi che saranno una spinta nel mio nuovo impegno in Guinea. Mi spiace non essere riuscito ad incontrare tutti, e con questa lettera mando il saluto più caro.

Il viaggio è andato bene, e mi ha accolto non solo un gran caldo esterno, ma calda e bella accoglienza della gente, in particolare della parrocchia di Fatima e dell’equipe della Radio. Una bella sferzata per superare la giusta nostalgia e sentirmi a casa anche qui. È un dono grande.

Torno a Bissau, dove vivo da ormai oltre 3 anni e mezzo nella parrocchia della Madonna di Fatima e nel servizio quotidiano a Radio Sol Mansi. Inoltre da oltre un anno sono stato scelto come superiore del Pime in questa Regione, e questo mi chiede di visitare le nostre Missioni sparse in tutta la Nazione: un impegno ma anche una bella occasione per conoscere esperienze diverse e condividere gioie e sofferenze dei miei confratelli e delle comunità, anche le più disperse.

Ho parlato molto del mio servizio in Radio, vorrei questa volta dire qualcosa in più sull’essere missionario in una città. Infatti nei miei primi 12 anni di missione sono stato a Mansoa, all’interno del Paese, lavorando soprattutto nei villaggi. Ora sono alla capitale. Potrebbe sembrare un vivere più tranquillo o un tralasciare la vera Missione. Ma non è così. La Missione infatti è la dove ci manda il Signore, e là dove vivono le persone. Non ci sono latitudini, confini geografici, luoghi particolari. Dove c’è una persona, lá ci deve essere la Missione della Chiesa. In particolare la presenza in cittá è urgente, perché lì ci vive un terzo dell’intera nazione, in particolare i giovani, che accorrono da tutto il Paese in cerca di studio e lavoro. La città è un insieme di contraddizioni: ricchezze e povertá, lavoro e disoccupazione, crescita e devianze pericolose. In particolare mi sento chiamato ad accompagnare adolescenti e giovani nel difficile incontro/scontro fra tradizione e modernità.

Il giovane africano ha un piede nel passato e uno nel futuro, e convivono credenze antiche, nuove fedi (molti si fanno cristiani proprio in città), e la trappola del consumismo che arriva ovunque con rapidità incredibile. Essere missionario significa saper ascoltare senza giudicare, e insieme indicare una via, perché il nuovo arricchisca l’antico, e la novità del Vangelo entri in questa nuova cultura, che non è piú quella africana tradizionale, e non è quella europea. È una bella sfida, con sorprese che fanno gioire e piangere.

Abbiamo molti gruppi: scout (oltre 400), Valentes (tipo azione Cattolica), gruppi adolescenti e giovani, Gruppi mariani e carismatici, Giustizia e Pace e Caritas, gruppi famiglie e conviventi in cammino verso il sacramento del matrimonio, e così via. Un impegno forte di formazione soprattutto nella catechesi (oltre 70 catechisti) con la consapevolezza che ci vorrebbero più forze e capacità per evangelizzare gli oltre mille iscritti alla catechesi. Il rischio di avere tanta gente ma senza un cammino di fede profonda è davvero grande in cittá. In villaggio venivano in pochi, si facevano anni di catechesi e chi restava era davvero forte. Qui è diverso: ma è questa la gente a cui sono mandato, e devo amarla così, nella certezza che a noi tocca seminare con impegno totale, ma il Seme è di Dio e la crescita e il raccolto sono opera sua.

E anche in città le povertá materiali sono grandi, anche se piú nascoste, ma spesso piú drammatiche. Quanta gente che mangia una sola volta al giorno, che non ha i soldi per le medicine elementari, che non manda i figli a scuola perché devono lottare ogni giorno per guadagnare qualcosa per vivere. Cosa fare per loro? Una domanda che mi fa soffrire perché tante volte resta senza risposta. Ma sono le povertà morali e spirituali che più preoccupano in città.

Nello stesso tempo resto ammirato per la bontá di tante persone, per la dedizione di catechisti e animatori dei gruppi, per la generositá dei poveri ad aiutare altri poveri, per il sacrificio quotidiano di tante donne per dar da mangiare ai propri figli e magari anche ai figli dei vicini.

Ringrazio il Signore di essere tornato in Guinea, e di tornare lá dove mi ha chiesto di stare in questi anni. Anche se il distacco dalla famiglia e dagli amici italiani è sempre molto duro. Ma la fatica non è nulla in confronto a quanto ricevo da quella gente e dal Signore. E anche da quanto ho ricevuto da voi: vi sento vicini, davvero tanto. E ogni notte, prima di dormire prego per voi e in particolare per chi sta vivendo momenti difficili.

Con riconoscenza

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