Una radio che dà voce a musulmani e cristiani

Una radio che dà voce a musulmani e cristiani

  foto osservatorio romano                                                                                  

16 marzo 2021

Se c’è una radio che incarna lo spirito dell’enciclica Fratelli tutti, questa è Sol Mansi (“Il sole sorge”, in lingua locale), un’emittente promossa in Guinea Bissau dal Pontificio istituto missioni estere (Pime) giusto vent’anni fa, oggi condotta pressoché totalmente da personale locale. Spiega il fondatore, padre Davide Sciocco: «La nostra radio si caratterizza per la collaborazione quotidiana fra persone di varie etnie e religioni. Sin dall’inizio quasi metà degli operatori sono musulmani: un segno importante in una nazione perennemente esposta al rischio di estremismi religiosi e derive etniche. La gente apprezza che una radio che nasce come cattolica sia aperta a tutti e dia voce a tutti».

Lo confermano i numeri. Una ricerca svolta tra il 2018 e il 2020 dall’Università cattolica di Lisbona ha stabilito che Radio Sol Mansi è, soprattutto grazie all’autorevolezza della sua informazione imparziale, nettamente la più ascoltata tra le 50 emittenti attive in Guinea Bissau, dove il tasso di analfabetismo sfiora il 60%. In un Paese dove gli animisti sono oltre il 50% della popolazione, i musulmani il 36 e i cristiani circa il 15, a scegliere Sol Mansi è il 42% del pubblico. Un risultato significativo, anche in termini di evangelizzazione.

Una delle chiavi del successo è la professionalità che caratterizza il progetto. Partita nel 2001 da un’intuizione di padre Davide («nel periodo della guerra civile i media svolsero un ruolo decisivo nell’eccitare gli animi all’odio»), la radio nasce come mezzo di pace e strumento di ricostruzione nazionale. Nell’équipe dell’emittente si alternano altri missionari e missionarie del Pime (padre Alberto Zamberletti e suor Alessandra Bonfanti), ma da subito la preoccupazione è stata affidarla alla Chiesa locale, che oggi ne detiene la proprietà, formare personale locale all’altezza della sfida e dotare la radio dei mezzi tecnici adeguati. Racconta padre Davide: «Dopo un periodo nel quale ci si è appoggiati soprattutto al volontariato, dal 2007 attualmente i dipendenti della radio, quasi una quarantina, hanno contratti di lavoro a tempo indeterminato. A loro si affianca tuttora un’ampia rete di collaboratori sul territorio. Dal 2015 il direttore è un laico guineense, Jorge Casimiro Cajucam. Lo staff è composto quasi totalmente da giovani allevati nel vivaio della radio; diversi di loro, però, hanno seguito corsi di formazione in alcuni Paesi: Brasile, Portogallo, Angola e Burkina Faso. Un tecnico italiano è stato con noi tre volte per formare i nostri tecnici di studio. Ormai i nostri notiziari e programmi sono riconosciuti come i più professionali della nazione. Grande attenzione abbiamo posto nella valorizzazione della donna: responsabili degli studi di Bissau e Mansôa sono due giovani donne con anni di studio in Brasile. Quanto alla parte tecnica, la radio, che dal 2016 dispone di una nuova sede centrale, può contare su 3 studi e altrettanti ripetitori, in modo da coprire tutto il territorio nazionale».

Ma il segreto del successo non sta solo qui. La ragion d’essere della radio è quella di stare vicino alla gente e dare voce agli ultimi: del resto, la Guinea Bissau figura tra i 6 Paesi più poveri del mondo, l’88% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno e la speranza di vita è di 47 anni. Ecco perché la programmazione della radio dà molto spazio alle problematiche della vita quotidiana delle persone, incrociando informazione, intrattenimento, formazione. Si va dall’educazione alimentare alla lotta all’Aids, alla promozione della donna, fino a suggerimenti per l’agricoltura. «In questo periodo stiamo lavorando tantissimo sulla sensibilizzazione circa il covid 19, in modo da raggiungere anche la fascia di popolazione più semplice e meno informata», commenta padre Sciocco.

Una radio così gradita alla popolazione può risultare scomoda, in un Paese spesso dilaniato da lotte per il potere, tant’è che c’è chi, nel 2012, ha cercato di  metterla a tacere, dopo l’ennesimo colpo di Stato militare. Nonostante questo, Radio Sol Mansi non ha mai smesso di credere nel dialogo. Tra i programmi più seguiti ci sono quelli di carattere interreligioso; inoltre i rappresentanti delle Chiese riformate e dell’islam hanno ciascuno spazi ad hoc nel palinsesto dell’emittente. Conclude padre Davide: «Mi dicono che molti musulmani gradiscono il programma che conduco quotidianamente, dal titolo “Dieci minuti con Dio”. In esso propongo riflessioni che hanno a che fare con la quotidianità, letta in un’ottica di fede. Un modo semplice ma efficace per annunciare il Vangelo a tutti».

di Gerolamo Fazzini (da l’Osservatore Romano)

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